di Alice Migliori
Laureata in Tecnologie e diagnostica per la conservazione e il restauro e laureanda in Beni archeologici, artistici e del paesaggio: storia, tutela e valorizzazione presso l’Università di Bologna
in tirocinio c/o Appenninol’Hub
Nelle giornate del 23 e 24 settembre i partecipanti della 012 Academy Call si sono incontrati all’Hotel Chiara di Viserbella (Rimini), negli spazi messi a disposizione dalla Coop di Comunità Pixel, per partecipare al terzo team building previsto dal percorso formativo organizzato dagli incubatori Appenninol’hub e 012Factory e curato, ancora una volta, dal pedagogista e formatore Michele Lapiccirella.
La flotta dei partecipanti, con le sue numerose imbarcazioni organizzate in equipaggi dai ruoli ormai sempre più definiti, è approdata alla terza delle mete stabilite lungo una rotta di navigazione che ha i tempi e gli spazi di una traversata oceanica, caratterizzata da condizioni metereologiche variabili e rigide, venti forti e non sempre favorevoli, cielo e mare senza confini ed estesi lungo spazi che, a tratti, hanno il potere di disarmare.
Ogni porto, si sa, non è soltanto un “posto sicuro”, ma un intervallo sottocosta che consente ai naviganti di fare il punto della situazione sulla tratta affrontata, sulle condizioni dell’imbarcazione e del suo equipaggio e infine di stabilire la rotta da intraprendere per proseguire nella giusta direzione.
Le attività svolte dai partecipanti durante questo week end non si discostano troppo da quelle che ogni bravo marinaio sa di dover effettuare quando raggiunge un porto, dopo una lunga navigata, prima di tornare a tu per tu con il mare ed i suoi imprevedibili ed inevitabili movimenti.
Non bisogna però dimenticare che i nostri sono navigatori folli in viaggio verso una meta mutevole, che è solita cambiare forma e posizione, impossibile da identificare sulle mappe con precise coordinate perché si sa, un’idea di impresa non è come uno scoglio immobile, ma evolve insieme allo spazio di vita che la circonda, al terreno su cui affonda le proprie radici, alla volontà di chi la plasma giorno dopo giorno, con impegno e dedizione, mutando insieme a lei. E lo spazio di mare da attraversare per conquistarla spesso richiede la fatica di lottare contro condizioni avverse e sfavorevoli, venti e correnti che trascinano con ostinazione in direzione contraria e che talvolta obbligano a ripensare alla propria rotta e, eventualmente, a tracciarne una nuova.
L’EQUIPAGGIAMENTO DI CHI FA IMPRESA ABITANTE IN UN TERRITORIO
Gli apprendisti imprenditori durante il team building hanno imparato a dotarsi di un buon equipaggiamento, e cioè degli strumenti necessari per trasformare condizioni avverse in forze propulsive.
Il primo passo ha presupposto una presa di coscienza della propria posizione, raggiunta attraverso la condivisione delle avventure che li hanno condotti fin qui: chi è stato rallentato da una tempesta, chi si è imbattuto in orde di pirati, chi ha raggiunto isole deserte, chi ha avuto bisogno di una scialuppa di salvataggio e chi è affondato, per tempi considerevoli, in un vortice disorientante. Da questa condivisione gli avventurieri hanno scoperto che si può vivere esperienze differenti pur navigando sulla stessa barca, e che sommare le esperienze di ognuno rende completo e forte l’equipaggio; che per continuare a seguire quel punto all’orizzonte verso cui si vuole orientare la prua, senza confondersi con la prospettiva senza limiti del mare, un buon metodo consiste nel ricostruire il viaggio affrontato, dedicandogli uno spazio ed una narrazione propria, dando voce alla natura di quei sentimenti che, come il vento che gonfia le vele, sostiene la volontà dei partecipanti nella realizzazione delle loro Imprese Abitanti.
I partecipanti stanno affrontando un viaggio su due dimensioni, dove ad ogni miglio percorso sull’asse orizzontale delle x corrisponde il mattone di una futura costruzione che insiste sull’asse verticale delle y. Navigare, ora, significa costruire, ma costruire è un termine che racchiude in sé un significato altro e più profondo, che è quello dell’abitare, che possiamo intendere come la causa ultima e più importante della stessa opera umana che è l’arte della costruzione. Costruire imprese, in questa circostanza, ha un significato che si nobilita ulteriormente nel suo fine ultimo, cioè quello di ridare vita ad un territorio ri-abitandolo, e quindi affermando il significato primitivo dell’esistere, cioè quello di “essere” sulla terra. E per portare avanti questa così nobile opera è fondamentale saperne descrivere la modalità, dunque, il progetto di impresa che la sottende. Questo perché solo attraverso la capacità di raccontarsi e di raccontare la propria idea è possibile collocarsi in una posizione di confronto, di apertura: significa costruire quei sentieri che permetteranno ad ogni team di intraprendere il cammino verso le future occasioni che sono già, in potenza, da qualche parte, pronte ad essere colte. Come tutte le mete più audaci non si tratta di un percorso semplice e, per questo, attraverso le modalità ludiche del team building, l’Accademy ha voluto trasmettere ai partecipanti, tra i tanti insegnamenti, la capacità di raccontare a terzi la propria idea nonostante la difficoltà intrinseca che la caratterizza: l’essere, imprescindibilmente, in continua evoluzione.
Questo incontro ha chiarito due cose: la prima è che, per coloro che sono in navigazione, non esiste buono o cattivo tempo – come ha detto qualcuno – ma buono o cattivo equipaggiamento, e le flotte ormai sono tutte ben equipaggiate.
La seconda è il motto di questo terzo appuntamento: sapere, saper fare, saper essere e sapersi raccontare, l’ultimo step compiuto dai partecipanti prima di incamminarsi con le proprie gambe per la loro strada, con l’autonomia conquistata lungo il percorso, verso quella meta che è solo una direzione, perché il vero obiettivo è stato già raggiunto: camminare!