2° incontro di ispir-azione del percorso di Appenninol’Hub

Come possiamo assicurarci che il turismo sia parte di un'economia abitante e non un trend isolato?

Ecosistema turismo: Abitanti, Paesaggio e Biodiversità

Nel secondo incontro d’ispir-azione del percorso Appenninol’Hub, abbiamo affrontato il tema del turismo. Perché?

Molti progetti sulle aree interne si stanno focalizzando sul turismo, il quale rappresenta certamente un ambito primario delle economie interne. Non solo. È anche il tramite attraverso il cui il territorio puó comunicare e presentarsi all’esterno.

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Per questo abbiamo deciso di parlare di “Ecosistema Turismo” perché di per sé integra non solo diverse attività economiche come quelle ricettive, ristorative, escursionistiche e culturali, ma anche la relazione con la comunità (abitanti), mobilità e infrastrutture oltre che ambiente (paesaggio) e tutto ciò che ne caratterizza le peculiarità (biodiversità).

Ne abbiamo discusso con esperti e attivatori territoriali con l’obiettivo di andare oltre la retorica che si sta facendo ora sul turismo e borghi dei territori della Dorsale Appenninica e in particolare nei territori del Centro-Sud Italia.

Alessandra De Matteis, progetto Officine Coesione,  Strategia Nazionale Aree Interne

Ci ha parlato del bisogno attuale di de-istituzionalizzare la strategia e creare dialoghi costanti e continuativi con il territorio. Parte di questi dialoghi è il lavoro con i Giovani delle Aree Interne, con i quali in uno dei tavoli di lavoro si sta lavorando sul tema turismo e cultura. I temi chiave emersi dalle prime attività sono stati il bisogno di una pianificazione strategica del turismo, che includa in modo necessario il coinvolgimento dei cittadini. I giovani richiedono supporto per lavorare nei propri territori affinché il turismo sia basato sulla conoscenza dei luoghi e l’offerta non sia dannosa per l’ambiente.

Ha poi evidenziato la problematica della frammentazione del territorio e dell’offerta turistica, anche nella capacità di accedere ai fondi e la mancanza di una visione comune per creare un’offerta più strutturata. 

La parola chiave resta lo spopolamento ed il bisogno di una rete sui territori. 

Il dibattito a seguire ha coinvolto tre esperti e ricercatori sulle tematiche del turismo e ha fatto emergere alcune tematiche chiave sull’approccio ecosistemico al turismo:

  • Le varie forme di mobilità e di abitare (e abitanti) 
  • Beni comuni e collettivi
  • Partecipazione e percezione dell’immaginario sulle aree interne

Per conoscere meglio le attività di Officine Coesione visita il sito e la pagina Facebook.

Chiara Rabbiosi, Ricercatrice su Turismo, patrimonio culturale, sviluppo locale, docente all’Università di Padova

È partita dall’idea di come considerare il turismo come un elemento strategico per ricomporre il territorio nella dimensione locale, regionale o interregionale per poi focalizzarsi sulla dicotomia tra mobilità in uscita (=spopolamento) e mobilità verso le aree interne (=turismo), lasciando fuori quel che c’è di mezzo negli spostamenti di lavoratori, anziani e pendolari.

Ci ha lasciato come provocazioni: 

  • Ripensare i sistemi turistici in relazione al trasporto pubblico deve avere al centro il tema dei servizi collettivi, soprattutto per categorie fragili che non possono permettersi mezzi privati
  • La contraddizione nell’approccio al trasporto, con l’implementazione dei treni di lunga percorrenza, lasciando le aree interne con poche risorse rispetto al trasporto pubblico, per poi invece promuovere gli stessi territori come “turismo lento
  • Pensare che ogni volta che si offre un servizio di mobilità migliorativo per i collegamenti turistici, è anche un servizio in più per gli abitanti. E che è vero anche l’opposto.

Pierluigi Musarò, professore associato all’università di Bologna e Fondatore e direttore di IT.A.CÀ_migranti e viaggiatori: Festival del Turismo Responsabile

Ha continuato la riflessione sulla problematica del “perché” si scappa dalle aree interne e sulla serie di infrastrutture mancanti. Presentando il festival che da 13 anni fa divulgazione e formazione sul turismo responsabile, ci ricorda che il turismo non è un fine, ma uno strumento per lavorare a livello locale come autosviluppo delle comunità. Per questo è fondamentale che le comunità siano parte di questa co-progettazione del turismo per fare sistema ed andare oltre la frammentazione presentata all’inizio. 

Ci ha dato queste provocazioni: 

  • IT.ACÀ parte dal principo di non fare incoming, visto come un indicatore relativamente anche dannoso come il PIL che rende positivo anche le esternalità negative del turismo, ma becoming, nel senso di effetto trasformativo, che supporta l’incremento di capitale trasformativo della società
  • L’intreccio con altre forme di mobilità, quella dei migranti, ricordando che nelle aree interne è più alto il numero di strutture per richiedenti asilo e rifugiati, quindi dei “restanti per forza” con bisogni e aspettative diverse, ma da includere.
  • È fondamentale parlare di beni comuni e di come creare delle cooperative o altre forme sociali per supportare nuovi modelli di gestione del paesaggio e della terra tra chi vive la città (e magari ha terre inutilizzate) e chi vive la montagna (che ha la volontà, ma non la terra).
  • Cogliere l’occasione delle tante azioni anche per lavorare su una visione politica, attivazione di comunità ha bisogno di interpreti culturali.

Per conoscere meglio il lavoro di Pierluigi Musarò visita il sito di ITACÀ e di Welcoming Spaces.

Umberto Mezzacapo, Ricercatore, Consulente, Facilitatore e Formatore sui temi della Comunicazione, Sostenibilità, Valorizzazione e Rigenerazione Territoriale

Ricollegandosi all’ultimo punto trattato, lo ha ridefinito facendoci uscire dalle retoriche e dalle narrazioni del riabitare.

Partendo dalla provocazione che le aree interne vivono di narrazioni che vanno “dall’Apocalisse al El Dorado”, si perdono le sfaccettature di quel che ne è in mezzo che va dal costo degli edifici rurali, la mancanza di incentivi e il bisogno di rigenerazione urbana per riattivare spazi vuoti e dismessi con nuove economie, che richiedono però una cultura diversa ed il supporto di incentivi.

Ci ha lasciato come provocazioni, partendo da questa riflessione:

  • Pensare a meno case a un euro e più social housing, se quel che si vuole sono nuove forme abitative. 
  • Incentivare i giovani che decidono di rimanere o di tornare promuovendo azioni innovative di carattere sociale, culturale e imprenditoriale; 
  • Rigenerare il patrimonio residenziale dismesso e valorizzare le terre pubbliche e abbandonate ad oggi inutilizzate tenendo conto della dimensione sociale, collettiva e pubblica; 
  • Incentivare le RELAZIONI FUNZIONALI tra aree di tipo diverso, senza trascurare le importanti connessioni strategiche tra aree urbane e aree interne contigue

Per conoscere meglio il lavoro di Umberto Mezzacapo visita il sito di BitMup.

screenshot webinar 1 luglio

Nella parte finale dell’incontro, abbiamo poi dato voce a due casi in cui tutte le tematiche sopra vengono affrontate, in maniera complementare: il ruolo che possono avere i comuni nel supportare la valorizzazione del turismo in modo integrato per la comunità, e la capitalizzazione dei nuovi modi di lavorare e abitare per favorire il riabitare attivo dei territori interni e del Sud.

Gianfilippo Mignogna, Sindaco del comune di Biccari

Come lezione di campo ci ha condiviso il bisogno di andare oltre il ragionare in assenze e mancanze, cercando invece di andare oltre e partendo da quello che abbiamo come risorse. Nel caso di Biccari, si è iniziando dal bosco, in un’area della Puglia di montagna, non raccontata, non conosciuta.

“Avere tanti ettari di bosco senza avere boscaioli è come un paese di mare senza pescatori”. Immaginare il bosco, risorsa, come luogo in cui lavorare, vivere ed ospitare.

La prima scommessa è stata lavorare su questa mancanza per poi legarvi una serie di attività connesse anche al turismo come il recupero dei sentieri, bosco didattico, parco avventura, tra le tante.

Questo ha portato a passare da 1 BnB a 11, da 1 ristorante a 6 e all’attivazione una serie di attività allocate nel centro storico, dove tutto quello che è autentico e richiama la tradizione, ha rivissuto una nuova stagione.

Bosco e borgo non avrebbero dialogato senza la comunità locale, ci dice, e da qui si è partiti nel costruire una Cooperativa di Comunità che ha incluso un Patto generazionale tra giovani e nonni. Gli anziani sono stati chiamati anche per far numero e supportare i giovani, i nipoti, nell’avviare questo progetto.

La Cooperativa di Comunità è diventata l’ente principale ad occuparsi dello sviluppo turistico. Non c’è un assessorato al turismo, appunto perché il turismo non è un fine ma un mezzo, una strategia di accoglienza, apertura, per fare in modo che la gente possa arrivare, anche per la crescita culturale delle persone. 

Il fatto di allenarsi costantemente sulle aperture ha permesso ai cittadini di aprirsi a esperienze particolari di cittadinanza provvisoria.

Tre messaggi di Gianflilippo che vogliamo fissare: 

  • Il turismo ha quella speciale caratteristica per cui quello che fai per gli altri, i turisti, la fai anche per te stesso, e per i tuoi cittadini. Migliora il paese non solo a livello di valorizzazione, ma anche dal punto di vista della fiducia degli abitanti e la qualità del territorio.
  • Si può passare da Comune abituato a essere luogo di partenza, dove i ragazzi avevano appuntamento fisso con l’emigrazione, ad essere paese di passaggio e di arrivo, anche per residenze temporanee.
  • Bisogna fare attenzione a parlare di spopolamento e restanza. Non si combatte lo spopolamento soltanto con i numeri. Se restano per fare numeri ma da sconfitti non è facile poi coinvolgere gli abitanti in azioni attive. 

Per conoscere meglio le attività della Cooperativa Biccari visita il sito della Cooperativa e visitbiccari.

Mario Mirabile, Lavorare a Sud, South Working®

Ha approfondito questi temi attraverso il racconto di cos’è South Working®, che sceglie di non parlare di turismo, ma di lavorare.

È un programma di advocacy in cui il lavoro abile è in realtà solo un mezzo per un fine di coesione sociale territoriale. Mette in rete chi crede in nuove forme di vivere e abitare. 

È innanzitutto un progetto di denuncia, nel Sud e nelle aree interne, verso le promesse che non si sono mai realizzate.  Una denuncia attiva e propositiva, in cui il lavoratore agile si impegna in azioni di “give back verso le comunità”. 

Al cuore del progetto, i presidi di comunità, luoghi e spazi di aggregazione sociale e dialogo intergenerazionale. Infatti, l’azione che il team si propone è di stimolare anche il riuso di luoghi abbandonati e dismessi per creare nuove opportunità di coworking, non immaginando la mercificazione dei borghi con individui chiusi in casa a lavorare in remoto, ma la creazione di nuove forme di collaborazioni digitali, partendo da un protocollo che stabilisce una governance territoriale decentralizzata e flessibile. 

Una grande ambizione che richiede ovviamente un alto livello di cooperazione con la pubblica amministrazione e sta lavorando anche a proposte strutturali legate al social housing e incentivi fiscali di vario tipo. 

Insomma, una forma di cittadinanza temporanea, da intendere come dinamica, fluida, che ci fa ripensare al turismo con una chiave di interpretazione che forse deve già essere più ampia quando parliamo di progetti nelle aree interne. 

Per conoscere meglio le attività di South Working® visita il sito .

Il prossimo incontro

Da questo modo di riflettere in modo organico sul territorio e le sue risorse partiremo per il secondo Laboratorio del percorso, previsto per il 6 Luglio, in cui lavoreremo sulle “Risorse e opportunità generative” per i territori delle aree interne.

Come ci dice Gianfilippo Mignogna in chiusura, l’invito è essere paese ruscello e non paese stagno, citando Franco Arminio. Questo il nostro augurio per i progetti attualmente incubati nel percorso.

Sei curioso di saperne di più? Guarda il video completo dell’incontro sulla nostra pagina Facebook

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